Nelle Tornate massoniche, alla chiusura dei Lavori, il Cerimoniere fa circolare un sacco di stoffa nera, per la raccolta della beneficenza, chiamato "Tronco della Vedova".
Questa fase dei lavori è considerata obbligatoria, nel senso che non è possibile svolgere una tornata massonica senza provvedere alla beneficenza.
La terminologia usata per definire il sacco della beneficenza è composta di due parole: "tronco" e "Vedova".
Al riguardo vi sono varie spiegazioni (va precisato, peraltro, che sia il termine, sia la rituale raccolta dell'obolo non compare nelle Tornate delle Logge anglosassoni).
La parola tronco viene fatta risalire da alcuni alle Vendite carbonare che si diffusero in Italia nei primi anni dell'Ottocento: la loro simbologia collegata all'arte dei carbonai, quindi alla foresta ed agli alberi può dare spiegazione del termine, nel senso che il tronco di un albero costituiva nella foresta una sorta di tavolino.
Per quanto attiene al termine Vedova, una prima spiegazione può essere attribuita al fatto che nell'Antico e nel Nuovo Testamento la "Vedova" era considerata, per antonomasia, la persona che aveva bisogno e che quindi doveva essere aiutata con la beneficenza dagli uomini giusti e fedeli agli insegnamenti di Dio.
Altra spiegazione può essere collegata alla consueta definizione dei Liberi Muratori come "Figli della Vedova", definizione che deriva dalla leggenda di Hiram, l'architetto che costruì il Tempio di Gerusalemme all'epoca di Re Salomone.
Nella Bibbia, infatti, nel primo "Libro dei Re" si legge che, per la costruzione del tempio, "Il re Salomone fece venire da Tiro, Hiram figlio di una vedova della tribù di Neftali e di un padre che lavorava il bronzo".
Siccome Hiram, quindi, "figlio della Vedova" è considerato l'impersonificazione del Libero Muratore, perciò i Massoni vengono anche loro definiti "Figli della Vedova".
Ma una più antica e profonda spiegazione di questi termini va collegata al mito di Iside ed Osiride. Osiride, re dell'Egitto arcaico, fu un sovrano illuminato che fece uscire il suo popolo dalla primitiva barbarie. Egli, Re divino e filantropo, insegnò agli uomini le pratiche religiose e la coltivazione del grano e dell'orzo. La birra, nell'antico Egitto, era una bevanda molto apprezzata dai vivi e dai morti e anche dagli dei che l'usavano come pozione dell'immortalità. Secondo la tradizione Osiride insegnò agli abitanti dei due Stati, uno a ovest, l'altro ad est, come ottenere la birra dalla fermentazione del malto di orzo: si propose così come il "padre del grano e dell'orzo", fondamento di tutta la creazione e fonte della fertilità vegetale e della riproduzione.
Osiride regnava con Iside, sua sorella e sposa e, per i benefici che aveva dato agli abitanti dell'Egitto fu salutato e adorato unanimemente come un dio. Ma suo fratello minore Set, invidioso dei successi del fratello, ordì un complotto con la collaborazione di 72 complici. Dopo aver preso in segreto le esatte misure del corpo di Osiride, fabbricò con le stesse dimensioni una cassa riccamente decorata e nel corso di una festa, proprio quando il sole entrava nel segno zodiacale dello Scorpione, promise di regalarla a colui cui fosse andata a misura.
In essa entrarono uno dopo l'altro i 72 congiurati per vedere se corrispondeva alle loro misure. Quando arrivò il turno di Osiride, subito i congiurati inchiodarono il coperchio e gettarono la cassa nel Nilo.
Quando Iside apprese l'accaduto si tagliò una ciocca di capelli, si vestì a lutto ed errò sconsolata alla ricerca del corpo dell'amato marito. La cassa con il corpo di Osiride discendendo il fiume Nilo era giunta fino al mare e fu sospinta dalle correnti sulla costa della Siria, dove spuntò improvvisamente un albero di erica che crebbe rapidamente fino a racchiudere nel suo tronco la cassa.
Il re del luogo, ammirato dalla grandiosità di quest'albero, lo fece tagliare e, inconsapevole del suo contenuto, ne fece una colonna per il suo palazzo.
Finalmente Iside, venuta a conoscenza di questi fatti, si recò in Siria dove, dopo varie vicissitudini, ottenne finalmente la colonna in cui riposava il corpo di Osiride e, ricoperto il tronco di profumati unguenti e di finissima tela, lo innalzò al centro di in un grande Tempio.
Da allora, in tutti i templi dedicati ad Iside i devoti fedeli deponevano le loro offerte destinate alla beneficenza in un tronco posto all'interno del sacro recinto.
La simbologia della complessa leggenda di Osiride ed Iside, di cui ho ricordato soltanto i tratti principali, meriterebbe approfondimenti in tutti i suoi elementi: quelli
numerologici, legati al n. 72 dei congiurati, quelli astrologici legati al segno dello Scorpione, poi il simbolismo del taglio delle ciocche di capelli, il colore nero del lutto, il simbolismo del legno di erica, quello della colonna, quello legato poi alle varie e complesse vicende della lunga ricerca di Iside, che ho tralasciato di narrare in questa tavola.
Resta comunque molto suggestiva l'origine mitica del "Tronco della Vedova", come tronco di quell'albero in cui erano rinchiuse le spoglie di Osiride che la sua Vedova, Iside, aveva così a lungo cercate. Questa interpretazione, peraltro, non è in contraddizione con le altre versioni sull'origine di questa terminologia massonica cui
prima fo fatto cenno.
Hiram, cioè il Massone, figlio della Vedova, può benissimo identificarsi in Osiride, il benefattore dell'umanità che viene assassinato dai suoi congiurati compagni.
Associare quindi il gesto della beneficenza, volto ad alleviare le sofferenze di chi ha bisogno di aiuto, a questi significati simbolici di percorso iniziatico legato alla morte ed alla rinascita dell'essere umano rendono questa fase del cerimoniale massonico di chiusura dei lavori particolarmente importante.
Voglio concludere questa mio breve scritto osservando come a volte, purtroppo, noi Liberi Muratori non diamo la dovuta importanza a questa cerimonia. Mettiamo il nostro obolo svogliatamente, spesso limitato a qualche spicciolo, dimenticando che la generosità con cui cerchiamo di alleviare le altrui sofferenze è la misura della nostra maturità massonica. Oggi a questo impegno morale di essere più generosi con la beneficenza possiamo aggiungere anche la consapevolezza della sua importanza simbolica ed iniziatica.
Grazie a: www.ilcenacolodighiblim.it